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Tank israeliani al confine con Gaza. La svolta Usa sull’attacco a Rafah

Tank israeliani al confine con Gaza. La svolta Usa sull’attacco a Rafah

l movimento dei mezzi militari a Rafah la preparazione per l’invasione della città di confine, avverte l’agenzia Ansa. Israele stringe i tempi dell’attacco a Rafah, rifugio per oltre un milione di palestinesi in fuga. L’esercito ha ammassato decine di carri armati e veicoli blindati lungo il confine meridionale con Gaza, al valico israeliano di Kerem Shalom, vicino a Rafah. Il peso anche politico dei 17miliardi di dollari di aiuti militari Usa a Israele.

Netanyahu decide e Biden trova scuse

Un’operazione sostanzialmente già annunciata nel pomeriggio di giovedì, quando l’esercito israeliano (Idf) ha informato il governo che le sue forze hanno completato i preparativi per entrare a Rafah e che la data dipende solo dal gabinetto di guerra. La brigata 162, finora nel nord e nel centro della Striscia, si è avvicinata alla città meridionale. Un alto ufficiale israeliano ha parlato chiaro: «Siamo diretti a Rafah senza dubbio. Non c’è contraddizione tra questa operazione e un accordo per la restituzione degli ostaggi. Più ci avviciniamo a Rafah, più il coinvolgimento egiziano aumenta, naturalmente».

I preparativi insomma sembrano essere nelle fasi finali, tra riunioni del gabinetto di guerra, riposizionamenti delle brigate e nuovi raid aerei sulla meridionale della Striscia, in cui sono morti – solo nelle ultime ore – un cooperante di un’agenzia belga e il figlio di 7 anni.

L’altalena politica Usa e l’uso degli ostaggi

Con gli Stati Uniti che da una parte ribadiscono la loro contrarietà all’operazione cercando di convincere Israele che esistano «altri modi per colpire Hamas», e dall’altra riuniscono una coalizione di 18 Paesi per chiedere «il rilascio immediato di tutti gli ostaggi a Gaza come precondizione affinché si raggiunga un cessate il fuoco». Insieme agli Usa, all’iniziativa hanno aderito Francia, Germania, Gran Bretagna e altre 14 delle 25 nazioni che hanno loro cittadini nelle mani di Hamas. Valore pratico nessuno, valore politico anche per la politica interna Usa, rilevantissimo per le piazze giovanili in rivolta.

Quando è stato diffuso il video di uno dei sequestrati da Hamas, il 24enne Hersh Goldberg-Polin, a Gerusalemme è esplosa la rabbia contro il primo ministro. Ora Netanyahu può dire che gli Usa gli danno ragione. Politica interna israeliana ormai in piena vigilia elettorale da dopoguerra, in coppia con le presidenziali Usa.

Stato ebraico, avanti tutta

Lo Stato ebraico però non abbandona i suoi piani, nonostante i timori più che giustificati di molti protagonisti internazionali. Del No Usa che diventa ‘Ni’, già abbiamo detto detto. Timori forti e giustificati invece in casa egiziana. Il presidente Abdel Fattah al Sisi è tornato a opporsi a «una migrazione forzata dei civili di Gaza». Il timore che l’attacco alla città di confine scateni un esodo di sfollati palestinesi nel Sinai che metterebbe a rischio «la sicurezza nazionale dell’Egitto».

L’ultima mediazione

L’Egitto – ora in prima linea nella trattativa – ha presentato alla delegazione israeliana un’iniziativa che prevede il congelamento dell’assalto a Rafah contro un cambio di passo nei negoziati:

Hamas avrebbe proposto un cessate il fuoco della durata di un anno in cambio della sospensione degli attacchi contro Israele. Una delegazione egiziana è attesa oggi a Tel Aviv per discuterne, con il primo obiettivo di mantenere in vita la trattativa. Se non partono prima i tank.

26/04/2024

da Remocontro

rem

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